lunedì 22 novembre 2010
venerdì 12 novembre 2010
STAGE: Il mimo
Arte senza parole
Stage di mimo
Lomazzo, 11 Dicembre 2010
Milano, 12 Dicembre 2010
Docente: Adriano Braidotti
Durata: 1 giorno - 8 ore totali
Target: chiunque desideri avvicinarsi all’arte del mimo.
Numero allievi: min 10 - max 15
INTRODUZIONE
”…mimare è ‘essere tutt’uno con’ e quindi capire meglio. Se qualcuno maneggia tutto il giorno dei mattoni, accadrà che a un dato istante non sappia più cosa sta maneggiando: diventa un automatismo. Se gli si domanda di mimare come si maneggia un mattone, sarà in grado di riscoprire l’essenza di questo oggetto, il suo peso, il suo volume.Questo fenomeno è di grande interesse in campo pedagogico: mimare permette la riscoperta della cosa nella sua autenticità. L’atto di mimare è in questo caso una conoscenza.”
(Jacques Lecoq)
Obiettivo del laboratorio è di far acquisire ad ogni singolo partecipante e al gruppo di lavoro gli strumenti necessari per affrontare il gioco teatrale dell’improvvisazione, prima traccia di qualsiasi scrittura, portarlo alla conoscenza delle sue regole fondanti, quindi l’esplorazione delle tecniche del movimento e la loro analisi.
“Un’arte non è tenuta a fare ciò che sa fare, ne’ ciò che sa fare bene, ma quello che nessun altra arte può fare.
Ora, il modo in cui il mimo rappresenta il mondo appartiene soltanto a lui”
OBIETTIVI
Acquisire il bagaglio tecnico indispensabile per affrontare una pantomima di stile e i mezzi per eseguire una pantomima classica valorizzando motricità e creatività artistica.PROGRAMMA DIDATTICO
Consulta/scarica il PDFMaggiori informazioni:
Scheda dello stage sul sito dell'associazione
Mob.: (+39) 349 5599555
Mob.: (+39) 338 7573791/2
eMail: formazione@sogninscena.it
mercoledì 10 novembre 2010
STAGE: La scrittura teatrale
Dal libro al palcoscenico
Stage di sceneggiatura & regia
Milano, 11/12 Dicembre 2010
Docente: Miriam Zanelli
Durata: 2 giorni - 16 ore totali
Target: attori, registi, autori e sceneggiatori con preparazione media.
Numero allievi: min 12 - max 20
INTRODUZIONE
Lo stage si propone di analizzare il percorso che si snoda dalla scelta di un'opera letteraria fino alla sua trasposizione teatrale, per poi introdurre i partecipanti ad un primo abbozzo di sceneggiatura e di regia.Il corso si articolerà quindi in due parti: la prima, con l'analisi di un fenomeno noto di trasposizione sulle scene; la seconda, con la stesura guidata di alcune scene tratte da un romanzo teatralmente inedito e le relative indicazioni di regia (movimenti, luci, musiche).
OBIETTIVI
Acquisire le conoscenze e le metodologie creative per poter analizzare ciò che intercorre tra l'opera letteraria scelta e la sua trasposizione teatrale.PROGRAMMA DIDATTICO
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martedì 9 novembre 2010
STAGE: Il corpo panico
Corpo e anima, unica entità
Intensivo di recitazione
Milano, 5 Dicembre 2010
Lomazzo (CO), 8 Dicembre 2010
Docente: Milton Fernàndez
Durata: 1 giorno - 8 ore totali
Target: chiunque abbia la necessità di migliorare la propria consapevolezza posturale nell'ambito dello spettacolo come in quello quotidiano.
Numero allievi: min 12 - max 18
INTRODUZIONE
Pan è il dio che ride, saltando da un piede all'altro, nella leggerezza del fanciullo che sa come tutto sia soltanto un gioco.E’ il dio della gioia che ritorna ad ogni passo di danza.
Tra gli appellativi che lo distinguevano vi sono quelli di Conisalo (colui che agita la polvere) e Ticone (colui che percuote).
Entrambi nascono dal fatto che nella danza batteva il terreno, a simboleggiare l’intervento dello spirito sulla realtà materiale, e la sua successiva congiunzione nel Tutto.
Simbolo vivente del continuo alternarsi tra fine e principio.
Allegoria della continuità dell’infinito sempre eguale a sé stesso, eppur così diverso.
Anello di Möbius. Metafora dell’otto. Dell'eterno ritorno.
Immagine dell'eternità diffusa nell’universo e dell’inarrestabile movimento rappresentato dal dio che danza in quell'eternità, nel nostro proprio corpo, in quel immenso cosmo di cui siamo l'unico privilegiato abitante.
Le emozioni motivano e integrano la nostra fisicità. Spesso associate a una risposta “viscerale”, queste emozioni fanno parte dell’avventura quotidiana della nostra esistenza. Cervello e corpo partecipano in pari misura agli aspetti emotivi del comportamento correlati all’istinto di sopravivenza che includono il senso del piacere, del dolore, della rabbia, dell’ira, della paura, della passività, dell’aggressività, delle pulsioni sessuali, ecc.
Le emozioni non espresse si depositano nel corpo conformando una vera e propria mappa della memoria, tradotta spesso in segni di rigidità, di malessere, d’incapacità di comunicazione con l’altro e, soprattutto, con noi stessi.
Sciogliendo il corpo possiamo liberare le emozioni trattenute e aprire la mente a nuove possibilità.
Esprimendo le nostre emozioni riusciamo a dare il via al rilascio delle tensioni presenti nel corpo, aumentando il potenziale di un rapporto salutare e creativo col mondo circostante.
OBIETTIVI
Acquisire maggior coscienza della propria entità fisico/mentale per aumentare la propria capacità di espressione. Basato sul metodo Stanislavsky - Strasberg.PROGRAMMA DIDATTICO
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lunedì 8 novembre 2010
STAGE: L'animale attore
Al centro dell'evento teatrale
Intensivo di recitazione
Milano, 4 Dicembre 2010
Lomazzo (CO), 7 Dicembre 2010
Docente: Milton Fernàndez
Durata: 1 giorno - 8 ore totali
Target: attori, performer, cantanti, danzatori e tutti coloro che necessitano di migliorare la propria posturalità fisica.
Numero allievi: min 12 - max 18
INTRODUZIONE
Interpretare un ruolo, un personaggio implica per l'interprete non solo impostare la voce e la mimica facciale ma anche, soprattutto in teatro e cinema, avere la gestualità e la postura corrette in relazione al carattere del personaggio interpretato, al suo contesto ambientale ed emotivo.Soprattutto per un attore di cinema o teatro, per un cantante lirico o per un danzatore, è importante oltre alla propria tecnica, sapere stare sul palco per rendere ancor più "vera" la propria interpretazione.
Tuttavia anche nella vita comune sappiamo bene quanto conti la propria immagine non solo da un punto di vista puramente estetico ma anche per come ci si pone fisicamente ai nostri interlocutori. Decisione e fermezza nella voce così come nella posturalità può rivelarsi una carta vincente.
Imparare a prendere maggiore coscienza del proprio corpo da questo punto di vista diventa indispensabile in ogni ambito.
OBIETTIVI
Aumentare la propria capacità di espressione al centro della scena (non solo) attraverso una maggior coscienza del trinomio mente-corpo-voce.PROGRAMMA DIDATTICO
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domenica 7 novembre 2010
Al via i nuovi stage formativi per artisti
Potete sfogliare il catalogo delle proposte sul sito ufficiale dell'associazione e scegliere quello che fa per voi!
mercoledì 14 luglio 2010
-4: dalla danza classica ai numeri da circo!
martedì 13 luglio 2010
Black Bottom Dance
Il black bottom è una danza jazz che combina i movimenti della spalla e dell'anca; veniva ballato da afro-americani nel Sud degli Stati Uniti già nel 1907.
In una versione modificata, diventò addirittura una mania nazionale, dopo la sua comparsa in un musical di Broadway nel 1926.
Il black Bottom deriva una serie di caratteristiche dall'estetica della danza africana, in particolare i ritmi sincopati, le ginocchia piegate, il torso curvo, movimenti pelvici e delle anche.
Insieme con il Charleston, un altro ballo popolare nel 1920, il black bottom contribuì a spezzare il predominio del ballo di coppia.
Anche se la gente continuerà a ballare a coppie, uno di fronte all'altro, non ci sarà più l'obbligo distare legati o di ballare all'unisono, ma ciascun ballerino potrà tranquillamente staccarsi e ballare da solo.
"Viaggio al Centro della Musica" in prima pagina su 4ARTS.it
http://www.4arts.it?dirDet=1&catD=thr&idCont=9046
lunedì 12 luglio 2010
- 6: fervono gli ultimi preparativi per il "Viaggio"!
venerdì 25 giugno 2010
Cab Calloway - Minnie The Moocher (1942)
Cabell Calloway III, meglio conosciuto come Cab Calloway, nacque la notte di Natale del 1907: una data speciale che ben si addice a un artista del suo calibro.
Cresciuto in una famiglia di ceto medio, si adattò fin da piccolo a fare molteplici lavori ma il vero amore fu da subito la musica.
Fu grazie alle donne della sua famiglia che Cab si avviò alla carriera musicale.
La madre gli fece prendere lezioni di canto, poi la sorella maggiore, Blanche Calloway, anch'ella cantante, lo introdusse nell'ambiente del jazz di Chicago.
Il giovanissimo Cab Calloway - era ancora alle scuole superiori - incontrò così grandi musicisti come Louis Armstrong, Chick Webb, Johnny Jones.
Fu dapprima batterista e cantante in vari gruppi; quindi, nel 1929 gli venne offerta la conduzione di una band di undici elementi, The Alabamians. Poco dopo passò a dirigere un'altra orchestra, The Missourians, che venne scritturata per sostituire Duke Ellington e la sua band nel prestigioso Cotton Club di Harlem.
Il debutto al Cotton Club fu un successo enorme e Cab divenne uno dei jazzisti più conosciuti del periodo. I network di allora gli riservarono uno spazio mai concesso fino a quel momento ad un artista afro-americano.
La canzone fu usata in origine all'interno dei cartoni animati di Betty Boop.
Nel 1940 il "Cotton Club" chiuse i battenti. Cab e i suoi musicisti, dopo una breve permanenza al "Club Zanzibar", cominciarono a viaggiare e a fare concerti in diverse parti degli Stati Uniti ed anche all'estero.
Nell'aprile del 1948, sentendo il peso di dover assicurare uno stipendio fisso ai musicisti, Cab Calloway decise di sciogliere l'orchestra. La band si sarebbe riunita solo per singoli concerti o per le tournée, con ingaggio "a gettone".
Senza questo impegno, Cab poté dare più spazio ai suoi progetti da solista, anche se già dai tempi del "Cotton Club" aveva lavorato per la radio e per il cinema, apparendo in numerosi film musicali.
Negli anni cinquanta si dedicò ai musical ed apparve anche in televisione.
Fonti: Wikipedia e www.cabcallowayllc.com, il sito ufficiale della famiglia Calloway
martedì 22 giugno 2010
Ella Fitzgerald & Duke Ellington - It Don't Mean A Thing If It Ain't Got...
Composta nel 1931 da Duke Ellington su testo di Irving Mills, "It don't mean a thing" fa parte degli standard jazz. Il titolo era basato sul credo dichiarato del trombettista di Ellington, Bubber Miley, che stava morendo di tubercolosi. La canzone divenne famosa, così come scrisse Ellington, "come espressione di un sentimento diffuso tra i musicisti jazz di quel tempo."
Fu probabilmente la prima canzone ad usare la parola "swing" nel titolo: introdusse il termine nel linguaggio di tutti i giorni e precedette l'era dello swing di tre anni.
Glenn Miller - Chattanooga Choo Choo - Sun Valley Serenade (1941)
"Il protagonista di "Sun Valley Serenade" Ted Scott (J. Payne), pianista in un'orchestra swing di un albergo nella stazione sciistica di Sun Valley (Idaho), per farsi pubblicità, compiendo anche una buona azione, adotta una fanciulla profuga norvegese. Gli arriva l'avvenente e sportiva ventenne Karen (S. Henie) che gli complica piacevolmente la vita.
Per gli spettatori statunitensi è un musical (meglio: una canzone con musiche e balli) come tanti, ma per gli italiani che alla fine della guerra avevano almeno quattordici anni, rappresenta qualcosa di più: nella loro memoria coincide con la pace ritrovata, l'impatto con l'orchestra di Glenn Miller che suona “In the Mood”, “It Happened in Sun Valley”, “The Kiss Polka”, “I Know Why”, le spaccate dei Nicholas Brothers nel numero “Chattanooga Choo Choo”.
Fu uno dei film hollywoodiani che “avanzarono” in Italia con le truppe alleate nel biennio 1944-45 e fu visto, infatti, a Roma prima che a Milano."
tratto da: IL MORANDINI - dizionario dei film, di Laura, Luisa e Morando Morandini
mercoledì 9 giugno 2010
I volti del jazz
Se vi trovate a passare da Milano, vi consigliamo una visita allo Spazio Abbadesse (via Abbadesse n.20) : potrete ammirare una serie di ritratti di alcuni dei più famosi musicisti jazz, da John Coltrane a Miles Davis, da Sun Ra a Branford Marsalis.
"Il suo pennello è stato mosso anche dal fatto che con i suoi soggetti ha diviso una parte di strada: con alcuni anche le tournée. Due anni con Miles Davis per esempio. Modin ama la musica e nel suo passato ha fatto di tutto pur di poter sentire da vicino le note del jazz suonate dal vivo: anche il tecnico delle luci."
martedì 8 giugno 2010
Jazz! : L'origine di un termine
Tra queste, a parte qualche perplessità per New York, la maggior parte concentrano la nascita della parola "jazz" in una di queste città: San Francisco, New Orleans e Chicago. Per quanto riguarda il periodo, si è certi che il termine ha cominciato ad essere precipuamente riferito ad un genere musicale tra il 1915 e il 1917. In particolare la parola jazz è apparsa per la prima volta nella carta stampata nell`articolo del 6 marzo 1913 del "The Bullettin" di San Francisco, nell`espressione "ragtime e jazz" in riferimento all`atteggiamento di una squadra in una partita di baseball per esprimere che aveva del "pepe", dell`"entusiasmo". C`è chi giura però di aver visto in un manifesto di cent`anni prima (1860) la parola "jass".
Un`altra cosa di cui non si dubita è che quando cominciò ad essere utilizzato dalle orchestrine arrivate a Chicago da New Orleans tra il 1915 ed il 1916 aveva una chiara connotazione di volgarità o di oscenità. Tom Brawn ha dichiarato che la sua musica cominciò ad essere definita "jass", con intenzioni denigratorie. Secondo Brawn, "jass" era allora semplicemente una parolaccia usata nei bordelli di Chicago senza alcun riferimento ad un genere musicale, opinione avallata da numerosi studiosi dello slag americano.
Per altri, jazz sarrebbe la contrazione del nome di un personaggio degli spettacoli dei minstrels, Mr. Jasbo; oppure di un certo Jasbo Brown, un musicista nero che suonava una musica selvaggia e bizzarra quando era ubbriaco, in un locale di Chicago intorno al 1915. "Ancora Jasbo!", e quindi "Ancora Jas!" lo incitavano i clienti.
Infine ci si riferisce all`espressione "jazz it up, jazz `em up", usata nel mondo del vaudeville americano col significato di "metterci un po` di pepe", "un po` di ritmo". In un articolo apparso il 5 agosto 1917 nel giornale "New York Sun", Walter Kingsley espone la tesi dello studioso di folklore di New Orleans, Lafcadio Hearn, secondo cui l`espressione verrebbe dal patois creolo di questa città.
Qualunque sia l`origine, molti musicisti di jazz neri non hanno mai nascosto la loro avversione per una parola che per loro ha un cattivo odore.
lunedì 7 giugno 2010
Billie Holiday - Love For Sale
La canzone è scritta dal punto di vista di una prostituta che pubblicizza vari tipi di "amori in vendita": "Old love, new love, every love but true love".
Considerata all'inizio di cattivo gusto, persino scandalosa e bandita dalle radio, divenne ben presto un grande successo e venne negli anni interpretata da artisti come Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Tony Bennet e Miles Davis.
LOVE FOR SALE
When the only sound on the empty street, is the heavy tread of the heavy feet,
that belong to a lonesome cop, I open shop.
When the moon so long has been gazing down, on the wayward ways of this wayward town
that her smile becomes a smirk, I go to work.
Love for sale, appetizing young love for sale
love that's fresh and still unspoiled, love that's only slightly soiled
love for sale!
Who will buy, who would like to sample my supply
who's prepared to pay the price, for a trip to paradise
love for sale!
Let the poets pipe of love, in their childish ways,
I know every type of love, better far than they!
If you want the thrill of love, I have been through the mill of love,
Old love, new love, every love but true love
Love for sale, appetizing young love for sale
if you want to buy my wares follow me and climb the stairs,
Love for sale!
Vedi le cose e dici: "Perché?"
(George Bernard Shaw)